Santa Maria di Castellabate
Noi con il Diario Salernitano siamo andati di persona alla scoperta della bellezza senza tempo del borgo medievale di Castellabate e del suo Belvedere mozzafiato, della splendida Santa Maria di Castellabate e del suo Parco Marino.
La storia di Castellabate e la sua bellezza senza tempo
Arroccato sulla cima del Colle Sant’Angelo, ma senza mai perdere di vista il mare, il borgo di Castellabate conserva ancora la sua struttura medievale, con le sue 5 porte di accesso al centro abitato, la sua fortezza, il “Castello dell’abate” fondato nel II secolo d.C., con le sue mura di cinta e le torri di avvistamento, erette per proteggere la popolazione dalle incursioni dei Saraceni.
Questo scenario suggestivo più volte è stato scelto come cornice per la rassegna letteraria “Libri Meridionali. Vetrina dell’editoria del Sud”, un’iniziativa che mantiene vivo il fermento culturale della zona e che ormai ha fatto di Castellabate uno dei centri di riferimento per l’editoria meridionale. Di recente il borgo è diventato famoso in tutta Italia perché è stato lo scenario in cui è stato girato il film “Benvenuti al Sud”.
Qui dove la storia di ieri si intreccia e convive con la storia di oggi, tra vicoletti e casine in pietra viva, all’ombra dei bouganville rampicanti, arriviamo nella splendida piazzetta del Belvedere di San Costabile, patrono del paese, dove fa da padrone un panorama dalla bellezza senza tempo, tra i più belli di tutta la costa cilentana.
Il fascino di questo spettacolo della natura ha saputo sedurre anche Gioacchino Murat, in visita a Castellabate nel novembre del 1811, ai tempi in cui era Re di Napoli, come testimonia una targa affissa ai margini della piazza, che riporta la sua celebre dichiarazione: “Qui non si muore”.
Il fascino del borgo marino: Santa Maria di Castellabate
Ma noi non ci accontentiamo di vederlo soltanto, noi il mare vogliamo respirarlo, toccarlo e vantarci delle nostre Bandiere Blu, così decidiamo di lasciarci alle spalle il borgo medievale e di visitare il borgo marino, Santa Maria di Castellabate, che dal 2009 fa da madrina all’Area marina protetta di Santa Maria: da Punta Licosa ad Agropoli, oltre 700 ettari di superficie marina sottoposta a un rigido regime di tutela ambientale e di conservazione di specie animali e vegetali.
Anche qui non restiamo a digiuno di storia, scopriamo che nel 1943, sul finire della seconda guerra mondiale, anche le spiagge di Santa Maria accolsero lo sbarco degli alleati durante quello che passa alla storia come lo Sbarco di Salerno.
Tra dimore settecentesche e ottocentesche che costeggiano il lungomare, arriviamo al caratteristico porticciolo “Travierso”, un susseguirsi di archi in pietra costruiti nel XII secolo che sovrastano una serie di locali un tempo adibiti a magazzini per custodire le attrezzature da pesca dei pescatori locali, meglio conosciuto come “Porto delle Gatte”.
Come ogni porto di mare che si rispetti, anche qui non mancano leggende e racconti folkloristici secondo cui il nome ha origine dalla luce delle candele che un tempo illuminava i depositi che, visti dal mare, sembravano tanti occhi di gatto.
Oggi le reti e le altre attrezzature dei pescherecci hanno ceduto il posto ai divanetti e ai tavolini di bar e ristoranti dove si raduna la movida estiva, ma le candele restano e continuano ad illuminare gli “occhi di gatto”, mantenendo inalterato il fascino di questo delizioso porticciolo.
Lasciamo Santa Maria con un ultimo sguardo alla rocca di Castellabate, alla sua spiaggia e al suo mare limpido e calmo, fino ad incontrare il profilo di Punta Licosa, e ritorniamo verso Salerno con una sola consapevolezza: Gioacchino Murat non avrebbe potuto esprimere in modo migliore la bellezza di questi luoghi, “qui non si muore”.
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