Pisciotta
Su quel monte c’è un ciuffo di ulivi ... ulivi, sempre ulivi! […] Pisciotta si volge in tre fasce su una parete: la più alta è il vecchio paese, di case gravi e brune e a grandi arcate; in mezzo, sono ulivi sparsi come pecore a frotte; la terza, a livello dell’acqua, la formano case nuove e leggere, i cui muri sembrano torniti dall’aria in peristili. Ed ora gli ulivi hanno un alone di luce intorno alle foglie, come i santi.
Tratto da "Viaggio nel Mezzogiorno" di Giuseppe Ungaretti, Alfredo Guida Editore, Napoli 1995
Oggi vi portiamo a Pisciotta e nella sua marina, alla scoperta di quella che il giornale inglese Telegraph ha definito una della 20 mete irrinunciabili se si visita l’Italia.
Il borgo si arrampica sulla cima di una collina bassa e ripida sul Mar Tirreno, avvolta ai lati da due torrenti: il Fiori e il S. Macario. Mentre ci inerpichiamo con la nostra auto lungo le caratteristiche curve che portano al villaggio, Pisciotta emerge tra gli ulivi. Sembra quasi una meta sacra, custodita da alberi secolari che spuntano dappertutto, come silenziose guardie poste a sua protezione. In pochissimi chilometri (solo 4!) il borgo sintetizza alla perfezione l’incantevole fascino del Cilento: un entroterra incontaminato, ricco di storie e tradizioni, che affaccia sul mare cristallino di un piccolo golfo.
Camminare per le strade del borgo significa immergersi nella storia e fare un tuffo inaspettato nel Medioevo. Scopriamo i resti dell’antica chiesa romanica del 1200 e la piccola Cappella della Mercede, presso la quale si recavano i pescatori a ringraziare la Vergine dopo le spedizioni in mare e che costituisce dunque la memoria storica del paese.
Ammiriamo il Palazzo Vescovile dei Lancellotti e il Palazzo Ciaccio. Non ci lasciamo sfuggire il punto panoramico, salendo gli scaloni che partono dalla grande piazza Raffaele Pinto, centro del borgo. In cima, ci accoglie una piccola terrazza: sospesi tra colline, tetti e ulivi, rimaniamo a contemplare la distesa di mare blu che risplende al sole. Non potevamo immaginare un inizio migliore!
Tra vicoli e strade che sanno di storia, incontriamo anche gli uomini del luogo, seduti in piazza o al bar, sentinelle efficienti di tutto ciò che accade intorno. Speriamo di raccogliere qualche storia sul paese e sui prodotti tipici che andremo ad assaggiare tra poco.
Entriamo subito in confidenza con il gestore del bar, Antonio, che ci racconta un po’ della tradizione ereditata dai suoi nonni. Ricorda ancora quando, da piccolo, proprio di questi tempi scalpitava per scendere a Marina di Pisciotta e giocare in acqua. Ma bisognava aspettare ancora qualche giorno: il primo bagno era permesso quando cadeva “u travo ri fuoco a mare”, il 24 giugno, giorno di San Giovanni. Era questo probabilmente il giorno in cui, in passato, dopo la faticosa stagione di raccolta delle olive e la produzione dell’olio, si raggiungeva il borgo marino per la pesca delle alici.
A Marina di Pisciotta sopravvive un’antichissima tecnica di pesca delle alici, risalente agli antichi greci, che si avvale di una particolare rete, la “menaica”.
Le “alici di Menàica” si pescano in questo periodo, tra aprile e luglio, col mare calmo delle belle giornate. Al tramonto, i pescatori stendono la rete al largo per catturare le alici nelle ore notturne. Si selezionano, così, solo le alici più grandi, quelle dalla carne chiara e dal profumo intenso e delicato. Le alici vengono quindi immediatamente lavorate, lavate nella salamoia e poi conservate nei vasi di terracotta assieme a strati di sale.
Oggi questa tecnica rivive grazie ad una piccola flotta di circa sei pescatori, e viene celebrata dal 24 al 26 Giugno con la Festa del Pesce e delle Alici di Menàica a Marina di Pisciotta. È la quarta edizione del giovane evento gastronomico che è già diventato un appuntamento fisso per gli appassionati.
In riva al mare, sullo scenario di una spiaggia sabbiosa protetta da scogliere frastagliate, è possibile gustare primi di pasta con alici, gamberi e pesce spada, fritture e grigliate miste, oltre ai piatti più rappresentativi: ‘u Cauraro (zuppa di verdure ed alici) e le alici ‘nghiappate (farcite con formaggio caprino e impanate).
Si tratta di un evento importante per i pescatori e per l’intera comunità del borgo: è un momento di comunione ma è anche l’occasione per sfoggiare l’essenza e la bellezza della propria terra.
L’iniziativa, senza scopo di lucro, è organizzata dall’ Associazione Per Marina ed è finalizzata a raccogliere fondi per le attività sociali e solidali. Non poteva dunque mancare la sponsorizzazione da parte di Pasta Antonio Amato, nell’ambito del progetto di valorizzazione dei tesori culturali, storici e gastronomici di Salerno e delle costiere amalfitana e cilentana.
La pesca e i prodotti del mare si prestano più di ogni altra cosa a rappresentare la nostra storia e il rapporto complesso dei nostri antenati con la natura. La “menàica”, in particolare, rievoca le antiche conoscenze dei pescatori, con le loro vicissitudini storiche e culturali, ma è anche il ricordo di una pesca che prendeva solo il necessario, senza danneggiare l’ambiente con tecniche irresponsabili.
È la speranza di riscoprire l’antico, timoroso e rispettoso rapporto dell’uomo con la natura. L’evento, dunque, rispecchia pienamente i nostri valori e costituisce tappa perfetta del nostro viaggio attraverso i sapori e la storia di questi luoghi.
Legati con passione alla nostra terra, continueremo nei prossimi mesi ad appoggiare gli eventi gastronomici e folkloristici che ne valorizzano l’unicità. Non lasciateveli sfuggire!
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