La nocciola di Giffoni
In meno di 20 km siamo passati dal mare e dalla classica “macchia mediterranea” ad uno scenario fatto di rocce calcaree con richiami Alpini. Piazza Mercato con la sua fontana Vanvitelliana ci dice che siamo arrivati a Giffoni Valle Piana.
A pochi metri da noi incrociamo la cittadella del cinema, che è lì a ricordarci di quanto il Giffoni Film Festival abbia dato lustro al piccolo centro salernitano, mettendolo sulla mappa del mondo. Ma noi non siamo qui per seguire la rassegna cinematografica dedicata ai più piccoli e che si svolge nel mese di luglio. No, noi siamo qui alla ricerca della “Tonda di Giffoni”. Il nome potrebbe trarvi in inganno e se state pensando ad una donna particolarmente in carne, vi state sbagliando.
La Tonda di Giffoni: una nocciola dai mille usi
La “Tonda” è un particolare tipo di nocciola, dalla forma arrotondata, dalla consistente polpa bianca e dal sapore aromatico. Queste caratteristiche la rendono molto adatta alla tostatura, la pelatura e la calibratura. Si presta molto bene alla lavorazione industriale, che trasforma la nocciola in pasta e granella, ma anche in preparati per dolci e creme. Alcol, scorza di limone di Amalfi e chiodi di garofano fanno da accompagnamento al liquore di nocciole, figlio prediletto della “Tonda”.
La nocciola di Giffoni è inoltre ricca di vitamine E, B e C e di minerali che aiutano il corretto funzionamento delle cellule. Il consumo di questo frutto protegge dall’arteriosclerosi e dalle malattie cardiovascolari, grazie alla forte concentrazione di grassi monosaturi.
Proprio per queste qualità terapeutiche, la sua bontà e la sua “versatilità” - che la rendono compagna ideale di cioccolato, miele e torrone - la Nocciola Tonda di Giffoni è stata insignita del titolo di IGP (Indicazione Geografica Protetta) nel 1997.
I maestri cestai del luogo ci raccontano anche della robustezza e della flessibilità dell’albero di nocciola, qualità sviluppata dalla pianta per resistere al forte vento che attraversa Giffoni; ci narrano anche della secolare tradizione della produzione di sedie e damigiane, piccoli recipienti di vetro rivestiti, fatti con i rami del nocciolo.
La “Tonda” da esposizione
Gli scenari rustici che ci circondano ci fanno credere che la nocciola sia sempre stata una specialità contadina, relegata ai confini della provincia salernitana. Invece questa volta siamo noi a sbagliarci. Plinio, Catone e Virgilio ci hanno lasciato una traccia scritta della presenza della nocciola in terra campana; gli Scavi di Ercolano hanno portato alla luce un affresco dove il frutto viene immortalato in tutta la sua “vivacità”; persino il Museo Archeologico di Napoli conserva un resto carbonizzato della “Tonda” di Giffoni.
La nocciola fu al centro dei traffici commerciali campani già nel Medioevo, ma è durante il Regno delle Due Sicilie che alla “Tonda” vennero riservati numerosi uffici commerciali. L’obiettivo dei Borbone era di farla conoscere e venderla ai numerosi mercanti francesi e olandesi che frequentavano il porto di Napoli, affaristi alla costante ricerca di nuovi prodotti da commercializzare in Nord Europa.
Una nocciola “Mitica”
Decidiamo di viziarci e acquistiamo da un contadino sacchi di nocciole da portare via con noi, per gustarci tutta la bontà di questo frutto anche dopo la fine della nostra visita. Ne compriamo un bel po’ anche per superstizione e buon augurio. Infatti per gli antichi romani era simbolo di felicità e fecondità.
L’albero di nocciola è anche il simbolo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Associazione Medica Americana. Il logo di queste due istituzioni è formato infatti da un ramo di nocciolo con un serpente attorcigliato; questo perché la leggenda voleva che per estrarre un parassita sotto pelle fosse necessario un rametto di nocciolo dove farlo attorcigliare.
La giornata sta finendo e decidiamo di rimetterci in moto verso nuove mete del nostro itinerario salernitano. Le sterminate distese di nocciole ci fanno ancora una volta compagnia mentre ci lasciamo Giffoni Valle Piana alle spalle. Le parole di Vincenzo de Caro, storico salernitano, ci fanno da ispirazione per definire questo scenario immobile e costante. Sul finire del Settecento, De Caro così scrisse di Giffoni e delle sue nocciole: “l’albero della nocella è a tutti noto che alligna meravigliosamente nella maggior parte del nostro demanio”.
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