Vento in poppa e il profondo blu del Tirreno ormai alle nostre spalle, rientriamo carichi di entusiasmo da una splendida giornata in barca a largo di località fantastiche nel comune di Montecorice. Abbiamo toccato Punta Capitello, Baia Arena, Punta Tresino e la costa a ridosso delle famosissime Ripe Rosse, dal 2013 inserite nella rete europea dei geositi.
Montecorice è uno di quei posti che offre la possibilità di coniugare mare e montagna, con i suoi incantevoli borghi marini di Agnone e Casa del Conte e quelli collinari di Cosentini, Fornelli, Zoppi e Ortodonico. Alcuni amici hanno la fortuna di vivere qui e ne approfittiamo per salutarli.
Il borgo di Montecorice si trova a valle del “Cuozzo di San Biagio” una collina dove ondeggiano rigogliosi pini e ulivi secolari. Attraversato da tre fiumi - il Rivo Arena, il Rivo Roviscelli e il Rivo Lapis - è la meta ideale per gli appassionati di trekking.
Lungo il sentiero dell’area naturalistica Montanari, inserita nella riserva del Parco Nazionale del Cilento a valle del Monte Stella, oltre alla biodiversità della flora e della fauna si possono ammirare anche antichi ruderi.
Un esempio sono i cosiddetti “palmenti”, grandi tini di pietra scavati in monoliti di arenaria utilizzati per la spremitura dell'uva. I “trappiti”, invece, sono frantoi di legno risalenti al XVIII e al XIX secolo usati per la molitura delle olive.
In questo incantevole borgo del Cilento è tangibile la sacralità del rapporto dell’uomo con l’ambiente: in passato le case erano edificate con la stessa pietra della roccia su cui poggiavano, e collocate secondo la posizione del sole così da ottimizzarne la luce e il calore.
Raggiungiamo l’abitazione dei nostri amici, una villa immersa nel verde dove abbiamo la fortuna di conoscere Ezio, memoria storia del paese. Ci sediamo in giardino e scambiamo due chiacchiere sorseggiando una limonata fresca appena preparata.
Secondo un documento del 1034 Montecorice significa “Monte dei Corvi”: Ezio precisa che lo stesso termine appare anche in un documento del 1043 per indicare la Chiesa di Sant'Angelo situata proprio sul monte chiamato dei Corvi. Tra il XVI e il XVII secolo il borgo fu soggetto alla signoria dei Grimaldi e dei Pignatelli e venne denominato “Monte Acorice”. Solo negli anni ‘30 del Novecento il comune cambiò la sua denominazione in Montecorice, così come è attualmente conosciuto.
L’economia del posto si basa su attività economiche e commerciali legate alla pesca, alla produzione di olio e alla lavorazione di uno tra i prodotti più caratteristici del Cilento: il Fico Bianco.
Considerato da sempre come il “pane dei poveri”, il Fico Bianco del Cilento è una delle icone della locale civiltà contadina. Questa varietà di fico, divenuta presidio Slow Food e tutelata dal marchio DOP, sarebbe stata introdotta da coloni greci già nel VI sec a. C.. La DOP “Fico bianco del Cilento” è riferita al prodotto essiccato della cultivar “Dottato”, uno specifico ecotipo che nel corso dei secoli si è selezionato e diffuso in queste zone. Caratteristica del “Dottato” è il colore giallo molto chiaro e uniforme della buccia del frutto essiccato. La polpa è dolce e pastosa dal sapore delicato e dal gusto particolare.
Nel 1800 aumentò talmente la richiesta di Fichi Bianchi del Cilento che si arrivò alla creazione di vasti impianti produttivi alle pendici del Monte Stella detti “passulare”. Con questo termine dialettale si indicavano dei veri e propri edifici in muratura di pietra, con impalcature di legno disposte su più livelli, dove venivano posizionati i graticci con i fichi da essiccare.
La zona di produzione comprende 68 comuni della provincia a sud di Salerno, tra cui Montecorice. Molti di questi ricadono nel Parco Nazionale del Cilento, area vocata alla coltivazione del fico fin dall’epoca dell’impero romano.
Il Fico Bianco del Cilento è un frutto delicato e per questo c’è bisogno di fare molta attenzione a non lesionare la buccia durante la raccolta, svolta rigorosamente a mano, che inizia nel mese di luglio per terminare a settembre.
Un vero e proprio rito, che ancora oggi viene onorato con dovizia, è quello dell’assaggio del frutto fresco appena tirato dalla pianta. Ci lasciamo tentare anche noi e dopo un po’ devono fermarci!
Alla raccolta segue la fase dell’essiccazione: i fichi freschi, con tutta la buccia, vengono messi su una “grata” realizzata con rami di ginestra intrecciati e rami di salice per mantenerne i bordi. I frutti, ben distanziati l’uno dall’altro, vengono lasciati asciugare al sole e al dolce vento proveniente dal mare.
Per circa una settimana, ogni giorno, i fichi vengono girati uno per uno in modo che il sole e il vento possano raggiungere ogni parte del frutto. Squisitezza raffinata e molto rara sono i fichi “munnati”, si tratta dei frutti essiccati senza buccia la cui produzione è più onerosa e impegnativa.
Ci viene ancor di più l’acquolina in bocca quando Ezio ci dice che in questi giorni si terrà una tre giorni interamente dedicata al frutto simbolo del Cilento: il Fico Bianco Festival. Così decidiamo di accettare l’ospitalità dei nostri amici e vivere con loro questa festa in onore del Dottato.
Per celebrare adeguatamente una delle prelibatezze del Cilento, ogni anno a Ortodonico (frazione del comune di Montecorice) si tiene il “Fico Bianco Festival”, in cui sarà possibile assaggiare diversi piatti, dai primi ai dolci, preparati con i Fichi Bianchi del Cilento.
Essiccato e dorato in forno, sarà possibile assaggiare il “Dottato” farcito con frutta secca o bucce di agrumi ma anche ricoperto di cioccolato o preparato in marmellata.
Un’antica tradizione cilentana è quella dei fichi “steccati” ovvero infilati in due stecche di legno in dialetto conosciute come “spatole” o “mustaccioli”. Un’altra usanza tipica, mantenuta inalterata per generazioni, è quella di “impaccare” i fichi, tecnica della tradizione artigianale con cui i frutti essiccati e sterilizzati vengono pressati a mano.
Continua il nostro viaggio alla scoperta dei tesori gastronomici, storici e culturali dell’intero territorio della provincia di Salerno. Lo scrigno di questo patrimonio di gusto e di sapori si arricchisce del Fico Bianco del Cilento DOP.
Pasta Antonio Amato è sponsor ufficiale della tradizione con un viaggio che ci accompagnerà tra le sagre e gli eventi locali della provincia di Salerno. Conosceremo le tipicità locali e le racconteremo per mantenerle vive nel tempo nella loro unicità.
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