Paestum: tra le colonne del nostro passato

Luoghi
Comincia il nostro viaggio all’interno del Parco Archeologico di Paestum, alle radici della Storia

Finalmente, incerti, se camminavamo su rocce o su macerie, potemmo riconoscere alcuni massi oblunghi e squadrati, che avevamo già notato da distante, come templi sopravvissuti e memorie di una città una volta magnifica.

(Johann Wolfgang von Goethe)

È ancora una splendida giornata di sole in Cilento, c’è il calore tipico di un ottobre al Sud, dove l’estate tarda a consegnare la staffetta all’autunno. Abbiamo deciso di approfittarne per fare una gita che avevamo in mente da tempo, mossi dal desiderio della scoperta e da un richiamo ancestrale, che ci spinge alla ricerca delle nostre radici: visiteremo la splendida Paestum.

Paestum nei secoli: Greci, Lucani e Romani

Paestum si staglia serena su una vasta pianura verde, nella Piana del Sele, a 30 km a sud di Salerno. È uno dei siti archeologici più affascinanti d’Italia e i suoi templi sono in assoluto tra le testimonianze del nostro passato ad oggi meglio conservate.

Non siamo soli nel nostro viaggio, ma ci facciamo accompagnare da Nicola, guida esperta del posto. La città, ci racconta, fu fondata dai Greci intorno al 600 a.C. e venne chiamata Poseidonia, dalla divinità a cui era dedicata: Poseidone, dio del mare.

Una laguna, infatti, collegava Poseidonia al mare e il suo porto marittimo garantiva ottimi commerci.

Nel 400 a.C., sono i Lucani ad occuparla mutandone il nome in Paistom e, quando il dominio Romano diviene definitivo, assume finalmente il nome con il quale è conosciuta ancora oggi: Paestum.

Con la fine dell’Impero Romano, però, anche la città dice addio alla sua gloria e viene gradualmente abbandonata. Sarà dimenticata fino alla metà del Settecento. Come è possibile che una così florida civiltà scompaia per secoli? Quale è stata la causa?

Dai grandi fasti all’abbandono

“La Natura ha semplicemente fatto il suo corso”, ci spiega Nicola. L’insabbiamento delle foci dei fiumi che attraversavano la pianura, infatti, rese l’aria e il territorio insalubri, costringendo la popolazione a lasciare pian piano la città. A causa dell’impaludamento della foce del Sele la zona divenne malarica e inabitabile per secoli.

I bellissimi resti dei giorni di gloria saranno riscoperti solo verso la metà del Settecento, mentre, per i primi scavi veri e propri, dovremo aspettare gli inizi del Novecento: solo allora infatti i templi saranno finalmente inseriti nel contesto della città che li circondava.

A spasso tra gli scavi, respirando il passato

Il Parco Archeologico di Paestum è incredibile: “È come se un dio, qui, avesse costruito con enormi blocchi di pietra la sua casa” (Friedrich Nietzsche). Sembra di entrare davvero nella dimora degli dei e respirare un’aria senza tempo.

Ci addentriamo nella zona archeologica attraverso la cerchia delle mura greche, davvero ben conservata: come un anello, per circa 5 chilometri, abbraccia tutta la città antica.

Camminando, ci troviamo subito di fronte al primo, imponente tempio di Hera, dea della fecondità e della maternità (550 a.C.). A seguire, il secondo tempio dedicato alla dea (450 a.C.): è spettacolare e rappresenta il primo esempio di ingegneria antisismica della storia.

Continuiamo lungo la via Sacra e raggiungiamo il Foro, una piazza attorniata da portici, probabilmente all’epoca adibiti ad uso commerciale oppure usati come piccoli templi in adorazione delle divinità protettrici del posto. Lungo il nostro cammino, possiamo scorgere il Teatro greco semicircolare, l’Anfiteatro e il Ginnasio (palestra) accanto a quella che doveva essere una grande piscina.

Proseguendo verso il punto più alto della città, si erge davanti ai nostri occhi il meraviglioso Tempio di Atena, dea della saggezza e dell’arte. La sua peculiarità sta nella fusione perfetta di due stili artistici diversi: dorico arcaico e ionico.

Pasta Antonio Amato sostiene il piacere della scoperta

Terminato il nostro giro, salutiamo Nicola e ci guardiamo intorno, senza fiato: l’animo non ce la fa a contenere così tanta bellezza.

E pensare che sono stati scavati, all’incirca, solo 25 dei 120 ettari per i quali si estende la città antica.

Ci siamo domandati cos’altro potrebbe ancora essere recuperato e studiato, quali tasselli del nostro passato sono ancora lì ad attenderci, con pazienza, da secoli.

Ecco perché il Parco Archeologico di Paestum e Pasta Antonio Amato hanno siglato un accordo per il finanziamento degli scavi archeologici dei prossimi tre anni. Due le borse di studio messe a disposizione per l’attività di ricerca nell’ambito degli scavi stratigrafici del Parco. Attraverso i nostri archeologi, seguiremo lo svolgimento dei lavori, alla ricerca di nuovi dati sulla città antica che circonda i templi.

Pasta Antonio Amato continua a muoversi in armonia con il proprio territorio e stavolta lo fa alla ricerca delle sue radici. Ci aggiorneremo ogni settimana per continuare a conoscere il Parco Archeologico e assaporare, insieme, il gusto della scoperta!

 

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