Sole o vento, nuvole o pioggia: nulla sembra scalfire la bellezza dei templi di Paestum, maestosi giganti rimasti immuni al passare del tempo. Anche oggi camminiamo tra le strade della città, ancora nascosta, in attesa che gli scavi guidati dai nostri archeologi, Francesco e Francesca, riportino alla luce elementi della vita passata, in un filo di continuità che si tesse nel tempo, fino ad intrecciare le nostre radici con il mondo moderno.
La nostra guida stavolta ci mostra nel dettaglio i due templi più imponenti dell’area archeologica, dedicati alla mitologia femminile: i templi di Era.
Il più noto dei due è quello che, per molto tempo, è stato conosciuto come la “Basilica” (VI a.C.): “L’assenza di muri della cella e del frontone” – ci spiegano – “ha fatto pensare ad un luogo usato come sede del tribunale o per le assemblee cittadine: una basilica, appunto!”. La sua particolarità è l’unione di tratti arcaici e classici: la presenza di una colonna dispari in asse è infatti un elemento arcaico che serviva ad impedire l’accesso dei fedeli al naos, ossia la stanza dove si trovava l’immagine della divinità e che era considerata la casa del dio stesso. In tal modo, però, veniva precluso un contatto diretto con la sacralità del tempio!”
La nostra guida ci mostra anche un dettaglio che potrebbe sfuggire ad un occhio inesperto: nella parte posteriore della cella, si trova un ambiente chiuso accessibile solo ai sacerdoti, proprio attraverso il naos. Probabilmente era quella la sede del tesoro del tempio!
Con gli occhi ancora pieni di meraviglia, ci dirigiamo verso il secondo tempio dedicato ad Era, noto anche come Tempio di Poseidone o Tempio di Nettuno. Appartiene al periodo più florido della città (V a.C.) ed è rimasto splendidamente conservato grazie all’impaludamento che ha interessato la zona nei secoli.
Il primo impatto è quello di una costruzione misteriosa: subito dopo la cella, ai lati, vi sono due piccole scale a chiocciola, semi-occultate, che dovevano condurre al tetto. Anche le colonne sono insolite: 14 ai lati, massicce, con fusto di circa 2 metri alla base e un metro e mezzo alla sommità. Per alleggerire l’effetto di pesantezza, ci sono più scanalature verticali, molto fitte, in modo da dare un effetto più slanciato.
Anche questo tempio, come il primo, era stato denominato diversamente quando venne scoperto: ne era stata attribuita la funzione al culto di Poseidone, ma l’aspetto dei doni rinvenuti lascia pensare che fosse dedicato sia ad Era che a Zeus.
Chiediamo di più alla nostra guida perché non ci basta ciò che vediamo: vogliamo viaggiare ancora con la mente e con il cuore, riscoprire le nostre radici che affondano forti nella cultura dell’epoca. Chi è Era?
Dea del Cielo, figlia di Rea e di Saturno, moglie di Giove: Era, allevata ai confini del mondo, può fregiarsi del titolo di regina degli dei e degli uomini. Non solo terza sposa di Giove, ma anche sua sorella, era venerata da tutti gli dei e dai mortali in quanto protettrice delle nozze e della famiglia.
Viene spesso raffigurata con portamento nobile e un aspetto solenne, ma con un ritratto caratteriale poco lusinghiero: gelosa e vendicativa, non riusciva a placare la sua collera nei confronti della amanti del marito infedele e dei loro discendenti. Nonostante tutto, rimase la regina del Cielo, seduta accanto al suo consorte, su un trono d’oro.
Come regina degli dei, Era occupa una parte centrale in tutta la letteratura greca. Il suo mito è largamente trattato nell’Iliade di Omero, di cui è uno dei personaggi principali, ma il grande episodio che tutti conoscono è il concorso di bellezza che la vide in gara con Afrodite e Atena: le tre bellissime dee, per risolvere la contesa, si rivolsero a Paride, figlio del re di Troia, ed Era gli offrì la sovranità del mondo e la gloria infinita se avesse scelto lei come vincitrice. Atena, invece, lo avrebbe reso saggio e invincibile in guerra, Afrodite gli avrebbe concesso l'amore della donna più bella del mondo. Paride scelse quest’ultima ed Era, per vendicarsi di lui, provocò la distruzione di Troia.
Uscire dal labirinto di storia e leggenda in cui ci siamo immersi non è facile, ma la nostra escursione di oggi sta volgendo al termine. Salutiamo la nostra guida e ci dirigiamo verso l’uscita. C’è ancora tanto da scoprire, e siamo sicuri che i nostri archeologi ci daranno grandi soddisfazioni grazie all’accordo siglato tra il Parco Archeologico di Paestum e Pasta Antonio Amato che vedrà impegnati gli archeologi per i prossimi tre anni.
Diamo un ultimo sguardo a questa magica finestra sul passato e ci concediamo ancora qualche minuto per godere della più grande meraviglia dell’area archeologica: il sole che, come un disco di fuoco, tramonta incantevole dietro i templi. Una tradizione che dura da secoli.
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